La coppa Europa che abbiamo visto ad Istanbul ci ha lasciato l'amaro in bocca. Non tanto per il mancato minimo di Meucci (che chi se lo sarebbe aspettato alla prima gara del 10.000 forse avrebbe dovuto ragionare un pochino di più) ma quanto per qull'azzurro generale che non convince. Insomma siamo la nazione di Antibo, Cova, Mei, Brunet, Panetta ma anche dei Leuprecht che fin da giovanissimi riuscivano a fare meglio dei 30' con molta facilità. Certo poi c'è stata la scelta di non portare Gloria Marconi che a mio modesto parere mi è parsa una scelta poco felice, non tanto perchè l'atleta ha un'età che se ci fossero le cose normali e cioè un ricambio generazionale competitivo essa stessa avrebbe avuto delle difficoltà ad entrare in nazionale ma quanto perchè era un'atleta che andava portata per i risultati. Punto.
L'italia è spenta. I giornali ci imbottiscono (per modo di dire) di notizie che sono fatiscenti che danno il senso di un'atletica italiana che non esiste. I risultati sono quelli dei record e siccome non siamo in grado di competere il movimento italiano non esiste. E' sbagliato. è un pensiero errato. Abbiamo dei campionati? Abbiamo un'attività? Bene quelli devono apparire integralmente anche se tali risultati non sono conformi al resto del mondo:un giovane non deve entrare nel "progetto talento" (per carità questo è auspicabile per coloro che vogliono fare il salto di qualità) ma deve entrare nel progetto "torniamo a fare atletica".
Fare atletica non vuol dire avere 15.000 partenti a Roma. Vuol dire avere da Meucci che fa 28.40 (sig! migliore dei nostri) una catena continua e non spezzata di risultati. Ma seppure i mt. 10000 siano una disciplina difficile mi rendo conto che anche nelle altre specialità non si vede molta differenza.
Devo però sottolineare che a livello locale vengono fatte buone cose dai singoli che si sono riappropriati del ruolo di allenatori e di dirigenti. Magari andando un pò controcorrente anche alla stessa FIDAL. In effetti se poi analizziamo alcuni centri possiamo vedere che i giovanissimi corrono: ora non è che sono in numeri da poterci far stare tranquilli, ma certamente c'è per quanto riguarda il "basso della piramide" un movimento che si è riacceso e questo grazie a quei 35/45 enni che hanno fatto atletica e che l'anno vissuta dal dentro reinvestendo il loro bagaglio personale nei campi sui più giovani. Ma queste persone che tanto danno all'atletica non potranno mai sopperire alla normale "sparizione" dei giovani che non vedono un futuro se non quello di alcuni. Se non vedono che c'è uno sport che ha dei numeri anche sui media e dal canto loro la concorrenza dei coetani che si rifanno ai giocatori come kakà che prendono delle cifre stratosferiche (ed assurde) gioca a sfavore del concetto del perchè l'atletica debba essere fatta.
La passione deve derivare anche dal contorno e non solo dall'interno, perchè tante volte un giovane corre magari perchè il genitore correva e questo non è il beneficio stesso dello sport. La società ci insegna che dobbiamo essere presenti e purtroppo non lo siamo. La dimostrazione è stata la Coppa Europa che oltre ad essere diciamo non competitivi sotto il profilo tecnico (ma ahimè non ne avevamo dubbi) non abbimo neppure avuto dei riscontri mediatici. Forse è stato meglio così altrimenti ci saremmo domandati: ma che ci siamo andati?
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