Maratona. New York.
Il più grande palcoscenico sul mondo. Sono 40.000 i fortunati che sono riusciti ad aggiudicarsi un pettorale su 90.000 richieste. Arrivano da tutto il mondo. Solo gli italiani sono 3.500. Ognuno corre per un obiettivo, una causa, un traguardo. O solo per un sogno. Non sempre è il cronometro l’arma contro la fatica. Baldini e tutti i big sono solo la punta di un gigantesco iceberg. Corrono per un record o un premio milionario. Per gli altri, i tanti, la maratona di New York è un sacrificio lungo 42 km e 195 metri. Da Alex Zanardi a Raffaele Panebianco: è il prezzo da pagare per testimoniare la propria esistenza. I propri ideali.Quelli della pace e contro la pena di morte, ad esempio. Stefano Baldini è stato il primo a sposare l’iniziativa lanciata dal ministro Emma Bonino e dal gruppo “Nessuno Tocchi Caino”, a favore della moratoria sulla pena capitale. Una battaglia in cui l’Italia è in prima linea. A giorni l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarà chiamata a votare la risoluzione. La speranza è che si arrivi a una maggioranza di 97 voti. In questi giorni di maratona, la Grande Mela è presa d’assalto anche dai massimi dirigenti del CIO. Jacques Rogge e Mario Pescante sono impegnati per un’altra risoluzione dell’ONU, quella della Tregua Olimpica da applicare ai Giochi di Pechino. Mercoledì almeno 176 nazioni su 192 voteranno a favore. Anche se, come la storia insegna, difficilmente guerre e conflitti si fermeranno. Allora perché non perseguire un altro obiettivo che vincoli più direttamente il Paese organizzatore? Come sospendere da qui ai Giochi le migliaia di esecuzioni che ogni anno ci sono in Cina.
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