31 ottobre 2007

L'ITALIA CORRE CONTRO LA PENA DI MORTE.

Maratona. New York.
Il più grande pal­coscenico sul mondo. Sono 40.000 i fortunati che sono riusciti ad aggiudicar­si un pettorale su 90.000 richieste. Arriva­no da tutto il mondo. Solo gli italiani sono 3.500. Ognuno corre per un obiettivo, una causa, un traguardo. O solo per un sogno. Non sempre è il cronometro l’arma contro la fatica. Baldini e tutti i big sono solo la punta di un gigantesco iceberg. Corrono per un record o un premio milionario. Per gli altri, i tanti, la maratona di New York è un sacrificio lungo 42 km e 195 metri. Da Alex Zanardi a Raffaele Panebianco: è il prezzo da pagare per testimoniare la pro­pria esistenza. I propri ideali.Quelli della pace e contro la pena di morte, ad esempio. Stefano Baldini è sta­to il primo a sposare l’iniziativa lanciata dal ministro Emma Bonino e dal gruppo “Nessuno Tocchi Caino”, a favore della moratoria sulla pena capitale. Una batta­glia in cui l’Italia è in prima linea. A gior­ni l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarà chiamata a votare la risoluzio­ne. La speranza è che si arrivi a una mag­gioranza di 97 voti. In questi giorni di maratona, la Grande Mela è presa d’assalto anche dai massimi dirigenti del CIO. Jacques Rogge e Mario Pescante sono impegnati per un’altra riso­luzione dell’ONU, quella della Tregua Olimpica da applicare ai Giochi di Pechi­no. Mercoledì almeno 176 nazioni su 192 voteranno a favore. Anche se, come la sto­ria insegna, difficilmente guerre e conflit­ti si fermeranno. Allora perché non perse­guire un altro obiettivo che vincoli più di­rettamente il Paese organizzatore? Come sospendere da qui ai Giochi le migliaia di esecuzioni che ogni anno ci sono in Cina.

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